La Cantaride, nel corso del XVII secolo, veniva utilizzata in grandi quantità in Francia perché si credeva possedesse miracolosi effetti Afrodisiaci. Capitava, molto spesso, che i risultati non fossero quelli attesi e questo non ci sorprende affatto.
Nessuna parte del corpo può provare godimento vero, intenso e puro senza passare dall’immaginazione.
Il corpo non traduce, forse, i piaceri della mente?
La fantasia è l’unica Cantaride di cui faccio uso.
“…sarebbe stata costretta a dare libero corso a tutti quei desideri che di solito sperimentava solo nelle sue fantasie, nei suoi sogni a occhi aperti che riempivano le sue ore quando era sola in casa.” Anais Nin, Lilith
La Cantaride
Amo amarti
Con la pioggia
Che sbatte sui vetri
Con il temporale
Che scandisce quel canto
Che, un tempo come adesso,
la cantaride al piacere
furiosamente accompagna.
Al canto della cantaride
Si intona la mia gola
Se il mio sguardo
Penetra i tuoi occhi
E tu irrori
Ogni nicchia del mio corpo
Dove nulla è più celato
E mi catturi
Arso dalla sete
Dell’acqua acidula e salata
Che ti porto in dono.
Mi addenti i seni
Come acini d’uva dolce
E i fianchi morbidi
Come fichi maturi.
Delizioso e dolente
È il dolore dei tuoi graffi…
Si profuma l’aria
Di mandorle e coriandolo
Di piacere e sudore
Di foglie di menta
Adagiate dove la tua pelle
È più sottile e fragile…
Solo allora voliamo
Lì dove l’incavo del gomito
Diventa l’ansa di una baia
Lì dove il potente azzurro del mare
Muta in schiuma le onde
Che in mille rivoli
Ci solcano
Ci scavano
Ci scuotono.
Cosi rimango
Tra le tua dita
Umida conchiglia
Miele di farfalla.
(tratto dai CANTI DI MARZAMEMI, in fase di pubblicazione)